Pearl Jam, “Gigaton”: la storia di “Quick escape”
È finalmente arrivato “Gigaton”, il nuovo album dei Pearl Jam. E’ il primo lavoro della band da sei anni e mezzo, ed è il più a fuoco da molto tempo a questa parte: un disco che unsice la sperimentazione al classico suono del gruppo di Seattle, rinfrescato dalla presenza di un nuovo produttore, Josh Evans (qua la nostra intervista) .12 canzoni che vanno dal rock alle ballate, con testi incredibilmente attuali, che parlano di resistenza in un mondo impazzito.
Rockol vi accompagna ogni giorno con il racconto di ogni canzone dell’album - qua trovate lo speciale dedicato a "Gigaton". Qua invece la recensione completa del disco.
ASCOLTA/COMPRA ORA "GIGATON" DEI PEARL JAM
“Quick Escape” è un mid tempo con una potente sezione ritmica su cui si innestano le chitarre. Un incipit ledzeppeliniano scritto da Ament, alla “Kashmir”: guarda caso, nel testo si sente "Cross the border to Morocco, Kashmir then to Marrakech".
La canzone si apre con un omaggio di Vedder, autore del testo, a Freddie Mercury e ai Queen:
Reconossaince is on the corner
in the world not so far
First we took an aeroplane, then a boat to Zanzibar
Queen cranking on the blaster
and Mercury did rise
come along where all we belonged
You were yours and I was mine
Had to… Quick escape
La voglia di fuga dal mondo verso “un post che non è ancora stato fottuto da Trump”, in uno dei pezzi più tosti e dell’album, che si chiude con il rumore di un jet.